Castello di Spilamberto,la cella nascosta e il suo fantasma

La leggenda legata al Castello di Spilamberto è una delle storie più terribili dell’Inquisizione modenese, tanto che siti di storia e misteri l’hanno inserito tra i paesi dalle leggende terrificanti.

Il fatto è che questa storia non è una leggenda, ma un fatto vero e violento

Nel 1500 l’Inquisizione controllava la giustizia a Modena come in Europa.

Il protagonista di questa vicenda fu Messer Filippo, che condannato dall’Inquisizione per eresia venne rinominato il Diavolino e fu rinchiuso nella prigione del Castello di Spilamberto.

La città e il castello

Spilamberto è un comune in provincia di Modena che fa parte dell’Unione Terre di Castelli. Da sempre è nota nella pianura padana soprattutto per il nocino, gli amaretti e l’aceto balsamico tradizionale.

Ma anche per la presenza del castello, la Rocca Rangoni che, costruita nel XIII secolo per contrastare i Bolognesi, per oltre 650 anni è appartenuta alla famiglia dei Marchesi Rangoni.

Fu nel 1353 che assunse forma di quadrilatero fortificato a pianta regolare con torri, merlature e caditoie. Si possono ancora notare le tracce del ponte levatoio e delle mure perimetrali. Negli anni che vanno dal 1650 al 1660 è abitato dai Rangoni signori di Spilamberto e viene trasformato da fortezza a residenza signorile. E’ in questo periodo il suo maggior splendore grazie alla ricchezza di arredi e alle decorazioni pittoriche.

Dal 2005 è stato acquistato dal Comune di Spilamberto che ne ha avviato il restauro ed ha aperto il suo parco al pubblico. Ed oggi appare con la sua originaria bellezza: il Cortile d’Onore ospita la Corte del Gusto, un luogo dove vengono valorizzate le eccellenze enogastronomiche. La storia illustre si allinea quindi alla tradizione culturale degli antichi sapori.

Oggi la Rocca è gestita dall’Associazione Museo del Balsamico Tradizionale, e risulta essere la cornice ideale non solo per manifestazioni enogastronomiche ma anche per mostre, matrimoni, raffinati banchetti e iniziative legate alle tradizioni e alla cultura in generale.

C’è poi chi, appassionato di misteri e leggende, sicuramente conosce una storia particolare legata alla stanza remota situata nella cima del Torrione.

Come ogni castello medievale anche la Rocca Rangoni si porta dietro misteri e segreti, alcuni svelati nel 1947 durante i lavori di restauro al Torrione, danneggiato durante la seconda guerra mondiale.
In cima al Torrione venne infatti scoperta una stanza nascosta, una sorta di cella in muratura atta a contenere appena un essere umano: larga appena 1,5 m e alta 2, senza uscite se non il soffitto (probabilmente al tempo chiuso da una botola), era ricoperta da iscrizioni di un certo Felippus risalenti al XVI secolo.

La leggenda

All’interno della sua cella murata “Messer Filippo” scrisse con il suo sangue e con i liquidi del cibo che gli veniva dato una sorta di diario di prigionia e, sebbene molte iscrizioni siano state cancellate dal tempo, di lui si è scoperto molto riguardo la sua storia e il motivo per cui era rinchiuso in quello spazio angusto.
Da ciò che gli storici sono riusciti a ricavare si è scoperto che Messer Filippo era un mercante spagnolo che aveva viaggiato molto nella sua vita, aveva un’istruzione medio-alta e amava esprimersi in rima.

Nelle scritte si firmava con il nome di Filippo il Diavolino ed esprimeva in “dolce stil novo” la sua disperazione per essere stato segregato fino alla sua morta in poco più di un metro quadrato.
Nella sua cella i muri erano interamente ricoperti da iscrizioni in forma di fumetto nei quali il mercante scrisse di essere giunto a Spilamberto per vendere le proprie sete e mercanzie alla castellana.

Il suo “errore” fu quello di innamorarsi di lei, la sua fortuna, di essere corrisposto e la sua sfortuna di essere stato scoperto: quell’amore proibito lo condannò alla morte murato vivo nel Torrione e con solo qualche fugace pasto probabilmente donatogli dalla sua innamorata.
Pare che la fanciulla, dopo che egli venne scoperto, abbia ritrattato i suoi sentimenti per non fare la stessa fine e che abbia rinnegato completamente l’uomo, lasciandolo alla più atroce delle morti.
La leggenda vuole che una volta terminata la sua storia, Messer Filippo si lasciò morire, non prima però di aver fatto udire alla sua amata il suo lamento d’amore; pare inoltre che il lamento d’amore di Messer Filippo si possa sentire ancora oggi nelle calde notti estive, come pianto di disperazione che il suo fantasma non riesce a placare.
Proprio la vicenda della cella segreta e la leggenda di Messer Filippo hanno contribuito a far crescere la notorietà del castello di Spilamberto che oggi è diventato un luogo di grande interesse storico, artistico e culturale.

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