La porta del cielo: l’ultima superstite di Villa Palombara

La porta del cielo

Porta Alchemica

In un angolo di Piazza Vittorio a Roma è custodita la Porta Alchemica, che secondo la leggenda conserva il segreto della pietra filosofale.

Nel quartiere Esquilino di Roma, ci si imbatte nella cosiddetta “Porta Alchemica” o Porta del Paradiso, simbolo dell’alchimia occidentale e unica superstite tra le cinque porte di Villa Palombara, questa porta viene considerata come la più grande testimonianza della tradizione magico-alchemica europea e si dice appunto che conservi il segreto della pietra filosofale.

Viene chiamata in molti modi: Porta Magica, Porta Ermetica o Porta dei Cieli, ed è una struttura in pietra con diverse iscrizioni di carattere esoterico ed iniziatico ed è l’unico resto dell’antica villa Palombara costruita nella seconda metà del ‘600 dal Marchese di Pietraforte, Massimiliano Palombara (1614 -1680), appassionato d’esoterismo ed alchimia e frequentatore della corte di Cristina di Svezia.

Un simbolo di Roma tra storia e mistero

Il monumento in origine era una dei 5 ingressi esterni della villa, che il marchese aveva fatto incidere con simboli alchemici per attirare l’attenzione di chi potesse decifrarne i segreti. Attualmente il portale è murato e circondato da una recinzione ha due serie di tre simboli planetari, ciascuno associato ad un metallo e ad un motto criptico.
In alto, invece, troviamo un disegno con due triangoli sovrapposti, che vanno a formare una stella di Davide unita ad altri simboli.

Nella base c’è una parola palindroma Si Sedes Non Is (se siedi non vai) che al contrario si trasforma invece in Si Non Sedes Is (se non siedi vai).

La porta del cielo
Disegno rappresentativi della porta

Si dice che nella realizzazione della porta fu importante la presenza della Regina Cristina di Svezia, personaggio controverso e fonte di scandalo nella Roma del’600.

Costretta ad abdicare al trono a causa della sua conversione al cattolicesimo, trascorse gli anni dell’esilio fino alla morte a Roma dove fondò l’Accademia dell’Arcadia e si circondò di intellettuali e uomini di scienza.

Tra questi personaggi illustri c’era anche il medico esoterista Giuseppe Francesco Borri, che fu ospite per alcuni anni alla villa durante un periodo di libertà dalla prigionia a Castel Sant’Angelo.

La tradizione indica Borri anche con il protagonista della versione leggendaria della storia della porta, narrata nel 1802 da Francesco Girolamo Cancellieri.

Si dice anche che le iscrizioni siano ispirate da un pellegrino trovato una mattina nel giardino della villa mentre cercava una pianta in grado di produrre l’oro.

Capendo le sue doti da alchimista il marchese di Palombara lo aveva invitato nel suo laboratorio.

La mattina seguente, però il pellegrino, era scomparso lasciandosi alle spalle dell’oro purissimo e degli appunti pieni di quei simboli ermetici che vennero poi scolpiti nella villa.

La posizione attuale della Porta Alchemica non è però quella originale, dato che la Villa Palombara sorgeva poco più in là, tra la Via Gregoriana (oggi Merulana) e il rettilineo di Via Felice, la strada voluta da Sisto V che congiungeva Santa Croce in Gerusalemme con Trinità dei Monti.

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