
La torre dell’Orologio è una costruzione rinascimentale che si trova in piazza delle Erbe a Mantova; si eleva tra il palazzo della Ragione e la rotonda di San Lorenzo.
Storia e descrizione
La torre, a pianta quadrata, fu eretta fra il 1472 e il 1473 dall’architetto Luca Fancelli, architetto fiorentino al servizio del marchese di Mantova Ludovico III Gonzaga sulle basi di un preesistente edificio risalente al XIII secolo.
Dalla porta al piano terreno si accede al palazzo della Ragione.
Alla fine del 1473 sulla torre venne collocato l’orologio astronomico, opera del matematico mantovano Bartolomeo Manfredi, noto anche come Bartolomeo dell’Orologio. L’orologio indicava le ore ordinarie, degli astrologi e dei pianeti e rilevava il percorso del sole attraverso i segni dello Zodiaco e le fasi lunari. Fino al 1560, l’orologio funzionava perfettamente, ma in quell’anno, tuttavia, il meccanismo si guastò. Fu Francesco Filopono, matematico e astronomo a riportarlo in vita. Dal 1700 non è più attivo, fu rimesso in moto nel 1989 dal fabbro ed orologiaio Alberto Gorla di Cividale Mantovano.
Sotto l’orologio fu collocata la statua della Madonna Immacolata, risalente agli inizi del XVII secolo. Dello stesso periodo è anche il balcone, in marmo, che orna l’edificio.
Nella parte più alta della torre troviamo una campana che batte le ore.
Il terremoto dell’Emilia del 2012 provocò lesioni alla torre, che rimase chiusa fino al completamento dei restauri che ne hanno consentito la riapertura e la fruibilità.
All’interno è ospitato il Museo del Tempo, nel quale sono esposti i meccanismi d’epoca dell’orologio e dalla sommità è possibile avere una vista sulla città e sui laghi che la circondano.

L’orologio, alto circa una quindicina di metri, è protetto da una tettoia semicircolare in alto presenta una corona di ritratti. È composto da fasi lunari e avvolto da un profilo in forma di alloro e presenta indicazioni orarie da I a XXIIII. Una nicchia con ventiquattro divisioni (12 bianche e 12 nere) rappresenta le ore diurne e le ore notturne.
In posizione centrale e rialzata rispetto alla nicchia troviamo l’ostensorio: un disco lavorato a sbalzo che ospita nella parte esterna i dodici segni dello zodiaco e termina in una corona di riferimenti bianchi e neri (trenta per segno).
All’interno si trova un altro disco mobile con la corona divisa in dieci zone e numerata di tre in tre, a rappresentare l’età della Luna. L’ultima riporta il numero ventinove anziché trenta, ad indicare l’ultimo giorno del mese sinodico, corrispondente a circa ventinove giorni e mezzo.

Al centro dell’ostensorio si trova un’immagine della dea Latona, che è seduta a braccia aperte con un animale accovacciato ai piedi. La mano sinistra della dea si appoggia a un cerchio che costituisce il disco delle fasi lunari. Verso l’esterno parte un raggio a indicare il grado preciso dei segni zodiacali. La mano destra, invece, regge un falcetto rappresentate una mezza luna che indica il giorno del ciclo della Luna.
L’orologio presenta inoltre un semicerchio eccentrico corrispondente all’Equatore celeste, attaccato alla parte inferiore dell’ostensorio e recante trenta punti dorati, di un sole che si muove sulla corona dello zodiaco a indicare il segno e il grado preciso.
Ci sono anche due aste: la prima presenta una stella con un raggio più lungo all’estremità, indicante le ore da un tramonto all’altro. Per favorire la lettura, l’indicazione è nelle ventiquattrore (da una mezzanotte all’altra). La seconda asta termina con un sole e indica le ore solari, che permette di esprimere la differenza tra tempo solare e convenzionale. Questa indicazione è presente nelle meridiane più sofisticate.
Il semicerchio dell’ora e delle indicazioni lunari, consente il calcolo delle ore planetarie e quindi delle previsioni astrologiche.
Il quadrante ricopriva un ruolo fondamentale per le usanze dell’epoca: veniva infatti consultato prima di una faccenda delicata e si evitava di metterla in cantiere nei momenti di influenza di Saturno e Marte.
Il meccanismo dell’orologio è realizzato in ferro battuto e la struttura poggia su una base in legno.

Facciata della torre dell’orologio
Piazza delle Erbe (Mantova)
Piazza delle Erbe (o piazza Erbe) è una delle piazze principali di Mantova.

Storia e descrizione
Cominciò a configurarsi verso la fine del XII secolo, iniziò ad espandersi oltre il Voltone di San Pietro, oltre l’antica città romana che insisteva nei luoghi dell’attuale Piazza Sordello.
Sul lato orientale della parte che diverrà Piazza delle Erbe, sorse il Palazzo della Ragione.
Sulla piazza che andava creandosi, si affacciava la Rotonda di San Lorenzo, di stile romanico, voluta da Matilde di Canossa, che nella struttura circolare ricordava il Santo Sepolcro, esaltando la sua funzione ausiliaria rispetto al Preziosissimo Sangue di Cristo conservato e venerato nella vicina Basilica di Sant’Andrea.
Con il dominio prima dei Bonacolsi e dei Gonzaga successivamente, il centro amministrativo e del potere politico si sposta sulla nuova piazza San Pietro (ora Piazza Sordello).
Gli edifici medievali di Piazza Erbe subirono nei secoli rimaneggiamenti e ristrutturazioni. La sequenza di case che ospitavano i mercanti cittadini, furono abbellite da portici di stile tardo gotico e rinascimentale.
Nel 1455 fu edificata la Casa del Mercante Giovan Boniforte da Concorezzo, decorata con terracotta di gusto tardo gotico e veneziano, riconoscibile nelle trine delle finestre.
La Casa di Boniforte, sovrastata dalla trecentesca Torre del Salaro, conferma la presenza di architetture diverse.
A caratterizzare la piazza come rinascimentale, fu Luca Fancelli, (l’architetto che operò nella edificazione della Basilica di Sant’Andrea su progetto del suo maestro Leon Battista Alberti).
Fancelli intervenne sul Palazzo del Podestà, rifece i portici davanti il Palazzo della Ragione e progettò la Torre dell’Orologio per la quale affidò a Bartolomeo Manfredi, esperto di astrologia, la costruzione dell’orologio astronomico.
Il terremoto del 29 maggio 2012 ha creato molti problemi ai monumenti della piazza, in particolare al Palazzo della Ragione e alla casa del mercante, alla Torre del Salaro, attraversata da una lunga crepa verticale sul fianco dell’edificio, preesistente ma che si è accentuata con il sisma.