Il Castello di Poggibonsi, conosciuto anche come castello Strozzavolpe si trova nel territorio senese e porta con se una simpatica leggenda in cui si contrappongono due specie opposte: l’uomo e l’animale.
Le origini del castello risalgono al XI secolo ma successivamente furono eseguiti dei restauri nel XV, XVI e XVIII secolo ma gli ultimi restauri risalgono all’Ottocento.

Storia
Il castello fu costruito da Benuccio da Salimbeni durante la prima metà dell’XI secolo su una collina, in posizione strategica, all’incrocio tra la via Cassia e la via Francigena.
Si dice che Guido Guerra II sia stato il primo proprietario, e fu lui a fornire il castello di fortificazioni e a costruire un corridoio sotterraneo, che, passando sotto la via Romana e il torrente Staggia, univa il castello con Poggio Marturi, colle che si trova sulle sponde dell’Elsa.
Nel 1240, il corpo centrale del castello venne circondato da una cinta muraria con merlatura guelfa e ciò le diede una forma irregolare, tipica del medioevo, che possiamo vedere ancora oggi.
Le mura erano circondate da un fossato con acqua piovana, che si poteva attraversare solo tramite il ponte levatoio. L’altezza ed il fossato attorno erano degli elementi di difesa che rendevano difficile l’accesso.
Nel 1313 Arrigo VII di Lussemburgo conquistò il castello e la usò come roccaforte per difendersi dai contadini senesi.
Fino ad allora l’edificio aveva una funzione militare, ma alla fine del XIV secolo, la fortezza venne venduta agli Adimari di Firenze e divenne una residenza familiare. Come da tradizione vennero ricavati due piani con una scala interna: al piano superiore si trovava l’abitazione delle donne, mentre al piano terra si trovava una sala per le armi, la sala da pranzo ed altri vani comuni.
Lo stemma, costituito da due strisce gialle e blu orizzontali, si trova scolpito su un caminetto all’interno dei locali della fattoria fino al 1960.

Nel 1479 Poggibonsi venne conquistata dal Duca di Calabria, in guerra con i fiorentini e il Castello di Strozzavolpe venne assediato, ma non cadde.
Questa vicenda viene raffigurata nel dipinto realizzato nel 1480 da Giovanni di Cristoforo Ghini e Francesco D’Andrea, nel quale si vede il castello sul quale sventola la bandiera bianca con la croce rossa, simbolo degli artigiani fiorentini.
Questa rappresentazione si trova oggi nel Palazzo Comunale di Siena.
Modifiche successive
Nel 1590 il castello divenne di proprietà dei Rinuccini, che fecero costruire una cappella gentilizia sotto la torre est del castello, ma fu abbattuta dai proprietari successivi, perché pericolante.
Nel 1730 il castello passò ai Franceschi, e nel 1777 ai Da Cepparello, che incaricarono un architetto di costruire all’interno del palazzo una grande scala in pietra serena.
Ma gli interventi più importanti furono realizzati nel XIX secolo, quando il castello passò ad Alessandro Bizzarri che, dopo il crollo del tetto causato da una nevicata, fece dirigere i lavori di restauro integrale del Castello in stile romantico-tedesco: i merli di pietra originali vennero incorporati nelle mura esterne.
Fu necessario costruire un corpo centrale e la torre d’ingresso, altrimenti sarebbe risultato sproporzionato,poi venne costruito un balcone con loggia e venne prosciugato il fossato.
Durante la Seconda guerra mondiale il castello divenne la sede di un comando militare, con delle armature conservate ora nella sala delle armi. Attualmente la struttura appartiene alla famiglia Banchi-Arcangeli.
Oggi il castello ospita una collezione di armi antiche ed è visitabile su richiesta inoltre, mantiene buona parte delle mura originali. Lo si può raggiungere percorrendo un viale di cipressi ed una rampa a gradoni. Un ponte di legno conduce al portale d’ingresso; all’interno, si trova il palazzo con vari edifici di servizio con sotterranei lungo le mura.

Leggende
Il fantasma della volpe
Una leggenda racconta che il fantasma di una volpe si aggiri attorno al castello nelle notti di luna piena. Questo fantasma vaga nei terreni della fortezza a causa di Bonifacio IV di Toscana che, si racconta, volle costruire questo edificio nonostante all’epoca, vi fosse una volpe che sembrava mettere in fuga anche i cavalieri più coraggiosi.
Iniziò così una vera e propria caccia alla volpe, ma fu inutile, visto che l’animale sembrava sfuggire ad ogni tipo di inseguimento prendendosi gioco anche dei più abili cacciatori.
Sembra addirittura che la volpe tenesse lontani gli avventurieri sputando loro fuoco dalla bocca. Bonifacio, stufo, decise così di nascondersi nel bosco per tenderle un agguato. La trappola riuscì e l’animale fu strozzato da un laccio.
Poco dopo la morte della volpe, un mago predisse a Bonifacio che il castello sarebbe durato tanto quanto il corpo dell’animale. Così lo fece imbalsamare e al suo interno fu riversato dell’oro fuso.
Il corpo fu nascosto nelle fondamenta del castello, in un luogo segreto dove nessuno sarebbe riuscito a trovarlo, e tre cavalieri furono messi a guardia del “tesoro”.
Secondo una recente leggenda, sul finire dello scorso secolo, un muratore riuscì a trovare un bottino ma appena lo prese in mano fu scacciato dai fantasmi dei tre cavalieri anticamente messi a guardia di quel luogo.
Leggenda di Cassandra De Franceschi
Un’altra leggenda narra che nella “camera rossa” del palazzo fu trovata Cassandra De’ Franceschi, moglie di Giannozzo da Capparello, in compagnia del suo amante, un paggio del marito.
Quest’ultimo li scoprì e li murò vivi nelle mura della stanza. Tutt’oggi si racconta che i fantasmi dei due amanti si aggirino all’interno del castello.