Castello di Bardi e il fantasma malinconico

Il castello di Bardi, detto anche castello Landi, è un’imponente fortificazione che sorge su uno “scoglio” di diaspro rosso nel paese in provincia di Parma.

Posto al centro della valle del Ceno, l’edificio sovrasta il punto in cui il torrente Noveglia confluisce nel Ceno. Anche se oggi la posizione geografica del paesino sembra essere fuori dalle classiche mete turistiche, nel medioevo era un’importante tappa sul percorso di una delle varianti della via Francigena.

Storia

Il Nome “Bardi” deriva da Longobardi.

Questa fortezza venne costruita agli inizi del IX secolo e completato nel X secolo e risale al regno di Berengario del Friuli. Nell’898 l’edificio venne venduto al vescovo di Piacenza Everardo, che ne fece un rifugio difensivo da parte degli Ungari, che a quei tempi razziavano la Pianura Padana.

Fino al XII secolo il castello fu governato da nobili locali, conosciuti come conti di Bardi,fino al 1257 quando fu acquistato insieme con il vicino castello di Compiano dal ghibellino Ubertino Landi di Piacenza, che ne fece la capitale dei domini della sua famiglia.

Ai piedi delle sue mura si svolsero molte battaglie contro i guelfi, sconfitti nel 1313. Nel corso del XV secolo i Landi modificarono la rocca, dotandola di strutture difensive e conferendole l’aspetto attuale.

Nel 1551 Carlo V d’Asburgo conferì ai Landi il rango di marchese e concesse loro il privilegio di battere moneta. Alla fine del XVI secolo, per volere di Federico Landi, il castello diventò una residenza principesca con una pinacoteca, archivio di famiglia, biblioteca ed esposizione di armi.

Nel 1682, con la fine della famiglia Landi, il castello iniziò a deteriorarsi.

Dopo un negoziato nella corte imperiale dall’ambasciatore conte Fabio Perletti, il feudo passò, assieme a quello di Compiano, ai loro rivali storici: i Farnese, e successivamente ai Borbone Parma.

La struttura, nel  XIX secolo, continuò a decadere e fu utilizzata come prigione militare, sede della pretura e del comune.

Il recupero cominciò dopo gli anni sessanta.

Struttura

La rocca è un complesso molto articolato, costruito interamente in pietra, cresciuto nel tempo intorno alla mole del mastio.

È circondato dalle mura scarpate, dotate di cammino di ronda percorribile, la cui forma segue la conformazione dello sperone roccioso.
L’interno presenta vari edifici su diversi livelli: la residenza, gli alloggi delle milizie, la cappella, la sala della tortura; tutti collegati tra di loro e con la corte interna e la piazza d’armi da strette scale che, come espediente difensivo, girano tutte verso destra.

Una sola torre rotonda sporge da uno spigolo del palazzo.

La leggenda e lo spirito di Moroello

La leggenda narra la vicenda di Moroello e Soleste della Fortezza di Bardi.
Soleste, la giovane figlia del castellano freme per Moroello comandante delle truppe, ma il padre l’ha promessa in sposa ad un feudatario vicino con un matrimonio che porterà nuove terre ed una solida alleanza.
Solo la balia aiuta Soleste e Moroello e si prodiga affinché i due ragazzi possano incontrarsi e stare insieme. Purtroppo però la malasorte sta per scagliarsi contro i due giovani amanti.

Moroello deve difendere i confini dello Stato e parte con i suoi soldati. Ogni giorno Soleste sale sul mastio della fortezza ove è possibile spaziare con lo sguardo sulle due vallate e spiare il ritorno di Moroello.
Dopo lunghe settimane di attesa finalmente vede avvicinarsi uomini a cavallo, ma sono troppo lontani per poter distinguere i colori e gli stemmi. Solo quando i cavalieri arrivano alla confluenza fra i torrenti Ceno e Noveglia, Soleste nota che i colori non sono quelli dei Landi.
Questo significa che Moroello è stato sconfitto! Soleste si uccide gettandosi dal mastio.
In realtà Moroello ha vinto la sua battaglia. Indossa i colori del nemico battuto come ulteriore sfregio. E’ la balia a dare la triste notizia del suicidio a Moroello ed assistere all’urlo straziante mentre egli si getta dagli spalti della Piazza d’armi.

La prima foto del fantasma del castello di Bardi
(la forma chiara sopra la testa del giornalista Daniele Kalousi).

Dove c’è un castello, prima o poi compare anche il relativo fantasma. Quello di Bardi ha la particolarità di essere stato addirittura “fotografato”. La vicenda inizia nel 1995 con una serie di segnalazioni alla redazione del giornale di Parma Lettere e contrasti e con due giornalisti, Gianni Santi e Daniele Kalousi, che se ne interessano, pernottano all’interno della fortezza e fotografano una forma instabile e lattiginosa che si materializza alle spalle di uno dei due. La storia fa clamore, va in onda sulle principali emittenti televisive italiane e un appassionato di esoterismo, Daniele Gullà, fotografa a sua volta, ma con un sistema termico, la sagoma di un cavaliere inginocchiato. Scoppiano le polemiche sull’attendibilità delle foto con le varie accuse di spot pubblicitario da un lato e di pregiudizio e chiusura mentale dall’altro.

Dopo una breve stagione di notorietà mediatica, la storia del fantasma di Bardi è proseguita con nuovi studi e indagini ma, come spesso accade, senza giungere a conclusioni definitive e lasciando ciascuno dei protagonisti ben saldo nelle proprie convinzioni.

Vero o falso che sia lo scatto, se si tratta di spirito non può che essere quello del povero Moroello, il bel cavaliere che si tolse la vita al ritorno dalla guerra, una volta appresa la notizia del suicidio della sua dolce Soleste.

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